ÐÓÁÐÈÊÈ

Ñèíòàêñè÷åñêèå è ôóíêöèîíàëüíî-ñåìàíòè÷åñêèå îñîáåííîñòè óïîòðåáëåíèÿ óñëîâíîãî íàêëîíåíèÿ â èòàëüÿíñêîì ÿçûêå

 ÐÅÊÎÌÅÍÄÓÅÌ

Ãëàâíàÿ

Èñòîðè÷åñêàÿ ëè÷íîñòü

Èñòîðèÿ

Èñêóññòâî

Ëèòåðàòóðà

Ìîñêâîâåäåíèå êðàåâåäåíèå

Àâèàöèÿ è êîñìîíàâòèêà

Àäìèíèñòðàòèâíîå ïðàâî

Àðáèòðàæíûé ïðîöåññ

Àðõèòåêòóðà

Ýðãîíîìèêà

Ýòèêà

ßçûêîâåäåíèå

Èíâåñòèöèè

Èíîñòðàííûå ÿçûêè

Èíôîðìàòèêà

Èñòîðèÿ

Êèáåðíåòèêà

Êîììóíèêàöèè è ñâÿçü

Êîñìåòîëîãèÿ

ÏÎÄÏÈÑÀÒÜÑß

Ðàññûëêà ðåôåðàòîâ

ÏÎÈÑÊ

Ñèíòàêñè÷åñêèå è ôóíêöèîíàëüíî-ñåìàíòè÷åñêèå îñîáåííîñòè óïîòðåáëåíèÿ óñëîâíîãî íàêëîíåíèÿ â èòàëüÿíñêîì ÿçûêå

l'operatore di subordinazione se. Questo avviene non solo nel caso dei

costrutti condizionali «pseudocoordinati» , ma anche con costruzioni di

tipo subordinato. Per esempio, se può essere omesso in costrutti

stilisticamente alti:

(89) «Succedesse a me sarei rovinato» (V. Pratolini, Lo scialo, Milano,

Mondadori, 1960, p. 387)

L'omissione di se non è possibile nei costrutti con la concordanza

all'indicativo, (90a). Si ha inoltre un'inversione di posizione fra verbo e

soggetto espresso (90b-c):

(90) a. Arrivano / Arriveranno in tempo i rinforzi, riusciremo ad

evitare la sconfitta.

b. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, riusciremmo /

saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

c. I rinforzi arrivassero / fossero arrivati in tempo, riusciremmo /

saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

Questo tipo di struttura è parallelo a quello che si ha con il gerundio e

con l'infinito , dove si ha l'inversione obbligatoria fra verbo ausiliare e

soggetto espresso. Come nel caso di gerundive e infinitive, questa

costruzione è limitata allo stile alto ed è possibile con un gruppo

ristretto di verbi al congiuntivo.

Oltre che da se le protasi di periodo ipotetico possono essere introdotte

da una serie di altri operatori di subordinazione, che sono tutti però

lessicalmente più «ricchi», hanno un significato meno astratto, e più forti

connotazioni stilistiche (in genere alte): qualora, quando, ove, laddove;

ammesso che, supposto che, nel caso che, nell'ipotesi che, nell'eventualità

che; purché, a patto che, a condizione che. Di questi operatori

descriveremo prima le caratteristiche semantiche principali che

permetteranno di raccoglierli in sottogruppi, e poi la concordanza dei modi

e dei Tempi, che è invece comune a tutti.

Qualora, quando, ove, e laddove appartengono allo stile alto, ed in

particolare connotano un linguaggio giuridico-burocratico-amministrativo:

(91) a. Qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta, il

dibattimento potrà essere rinviato.

b. Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della

circolare ministeriale.. ., il rilascio dei documenti richiesti avverrà

entro dieci giorni.

Sono piuttosto dello stile formale ammesso che, supposto che, nell'ipotesi

che, nell'eventualità che; più corrente: nel caso che. Rispetto agli altri

operatori di questo gruppo, ammesso che e nell'eventualità che aggiungono

ai contenuti proposizionali espressi una sfumatura di maggiore

improbabilità, come si vede dalla pur lievemente diversa accettabilità

semantica degli esempi seguenti:

(92) a. Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che Giampiero riesca

ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto probabile -

passeremo da lui una settimana in luglio.

b. Ammesso che / Nell’eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella

casa al mare - cosa che pare molto probabile - passeremo da lui una

settimana in luglio.

Molto simili agli operatori di subordinazione ammesso che e supposto che

sono (am)mettiamo (il caso) che e supponiamo che, che possono introdurre

costrutti condizionali sintatticamente coordinati:

(93) a. Mettiamo che Franco arrivi sabato sera. Io non vado certo a

prenderlo!

b. Supponiamo che domenica ci sia bel tempo. Verreste al mare con noi?

c. Mettiamo il caso che non fossi venuto ad aspettarti all'aeroporto: per

tornare a casa avresti preso un taxi.

Ammettiamo che (come ammesso che in (92b)) aggiunge ai contenuti

proposizionali espressi dal costrutto una sfumatura di maggiore

improbabilità, come si vede dalla marginalità di: ''Ammettiamo che

Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto

probabile: passeremo da lui una settimana in luglio.

Purché, a patto che e a condizione che introducono costrutti la cui apodosi

esprime un contenuto proposizionale che deve poter essere visto

favorevolmente dall'interlocutore, altrimenti il risultato è una sequenza

semanticamente inaccettabile:

(94) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno

dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato.

b. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè,

me ne andrò e non mi farò mai più vedere.

Gli stessi contenuti proposizionali possono essere inseriti in un costrutto

condizionale introdotto da se; in questo caso l'unico cambiamento è il

giudizio implicito sulla qualità del caffè preparato dall'interlocutore:

(95) a. Se mi farai uno dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato.

b. Se mi farai uno dei tuoi caffè, me ne andrò e non mi farò mai più

vedere.

Invece, il contenuto proposizionale della protasi può essere di per sé

interpretato positivamente o negativamente, senza influenzare

l'accettabilità della sequenza, ma viene presentato come desiderato dal

parlante:

(96) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi liberi dalla

presenza di quell'antipatico di Riccardo, ti offrirò una cena sontuosa.

b. Purché / A patto che / A condizione che tu mi liberi dalla presenza di

mia moglie, ti offrirò una cena sontuosa.

Proprio questa sfumatura di desiderio, che da una coloritura finale ai

condizionali di questo tipo, giustifica la restrizione sopra illustrata. Se

il contenuto proposizionale dell'apodosi gli sembra favorevole,

l'interlocutore tenderà a soddisfare la condizione (cioè il desiderio del

parlante) per ottenere la conseguenza: è quanto dovrebbe accadere con i

costrutti in (94a), (95a) e (96); in (95b) invece l'interlocutore non

cercherà di ottenere il contenuto proposizionale dell'apodosi (che vede

come negativo), non soddisfacendo quindi il «nondesiderio» espresso dalla

protasi. Questo tipo di inter-pretazione, possibile appunto in un costrutto

introdotto da se, come (95b), non ha luogo in (94b) a causa della presenza

di purché, a patto che e a condizione che, che richiedono, oltre ad un

contenuto proposizionale dell'apodosi «positivo» per l'interlocutore, anche

un contenuto proposizionale della protasi «desiderato», o per lo meno

presentato come tale dal parlante.

Tutti questi operatori lessicalmente «ricchi», che impongono alcune

limitazioni ai contenuti proposizionali di protasi ed apodosi, risultano

inappropriati (pur con lievi differenze da elemento ad elemento) con alcuni

dei costrutti condizionali di tipo specifico illustrati precedentemente. In

particolare appaiono inaccettabili o marginali se combinati con costrutti

«bi-negativi», «bi-affermativi», e con protasi che presentano condizioni

sull'esecuzione di azioni linguistiche (in quest'ultimo caso alcuni

operatori risultano accettabili):

(97) a. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che /

Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell’eventualità che / Purché / A patto

che / A condizione che tu giochi bene a tennis, io sono Ivan Lendl.

b. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che /

Nel caso che / Nell'ipotesi che / NelTeventualità che / ''Purché / A pano

che / *A condizione che la situazione nel Golfo Persico sia critica, quella

dei campi profughi di Gaza non è ceno allegra.

c. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che / Nel caso che /

Nell'ipotesi che / Nell'eventualità che / Purché /

A patto che / A condizione che tu abbia fame, ci sono dei biscotti nella

credenza.

Per quanto riguarda la concordanza dei modi e dei Tempi, questi operatori

condividono la concordanza di se limitatamente alla combinazione

«congiuntivo + condizionale»:

(98) a. Nell'eventualità che piovesse molto forte, uscirei con

l'ombrello.

b. Ammesso che quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del

catasto ce ne sarebbe traccia.

c. Nel caso che Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefono.

d. Qualora non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno.

Nei casi in cui se introduce costrutti con indicativo in protasi ed

apodosi, questi operatori si combinano con congiuntivo presente e perfetto

nella protasi, e con l'indicativo nell'apodosi:

(99) a. Se domenica ci sarà bel tempo, andremo a sciare.

b. Supposto che domenica ci sia bel tempo, andremo a sciare.

c. Se hai comprato il giornale, possiamo vedere che film ci sono.

d. Ammesso che tu abbia comprato il giornale, possiamo vedere che film ci

sono.

k) Protasi con modi verbali non finiti

Purché, a patto che e a condizione che presentano delle varianti che

introducono protasi all'infinito: pur di, a patto ài, e a condizione di.

Questi operatori condividono le restrizioni sui contenuti proposizionali di

protasi ed apodosi , ma esprimono in modo ancora più forte la connotazione

finale, al punto che non possono combinarsi con protasi all'infinito

composto:

(100) a. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro,

sono disposto a trasferirmi in un'altra città.

b. Pur di / A patto di / A condizione di avere ottenuto un lavoro, sarei

stato disposto a trasferirmi in un'altra città.

La protasi all'infinito semplice può invece combinarsi con l'apodosi

all'indicativo ed al condizionale:

(101) a. Pur di avere quel prestito, ho firmato / firmo / firmerò tutte

le cambiali che volevi / vuoi / vorrai.

b. A patto di lavorare con te, accetterei qualsiasi condizione.

c. A condizione di partire con te, Enrico avrebbe disdetto ogni impegno di

lavoro.

(Il soggetto non espresso dell'infinitiva è obbligatoriamente coreferente

con il SOGGETTO della predicazione dell'apodosi sovraordinata).

Le protasi all'infinito compaiono anche introdotte semplicemente da a, che

semanticamente appare molto più neutro degli operatori appena citati, ma

compare preferibilmente con l'espressione di condizioni sulle azioni

linguistiche eseguibili con l'apodosi :

(102) a. A dirti la verità, ti trovo ingrassato.

b. Se posso / devo dirti la verità, ti trovo ingrassato.

La combinazione di a con una protasi all'infinito composto non è

completamente esclusa (mentre lo era nel caso di pur di, ecc., v. (100)),

ma è comunque marginale:

(103) a. Ad essere arrivati in tempo, non avremmo perso il treno.

b. Ad avermi dato retta, ti saresti trovato meglio.

Anche un gerundio può essere interpretato come espressione della protasi di

un periodo ipotetico, (104)-(106), a meno che non si tratti di un gerundio

composto, che provoca una lettura causale, «fattuale», (107):

(104) a. Mangiando molto, ingrasso / ingrasserò.

b. Se mangio molto, ingrasso / ingrasserò.

(105) a. Mangiando molto, ingrasserei.

b. Se mangiassi molto, ingrasserei.

(106) a. Mangiando molto, sarei ingrassato.

b. Se avessi mangiato molto, sarei ingrassato.

(107) a. Avendo mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.

b. Se ho mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.

c. Poiché ho mangiato molto, ingrasso / ingrasserò.

Sempre a causa dell'interpretazione causale del gerundio composto, esso è

incompatibile con una sovraordinata al condizionale:

(108) Avendo mangiato molto ingrasserei / sarei ingrassato.

Un gerundio semplice può avere interpretazione ipotetica se si combina con

apodosi al condizionale, e all'indicativo presente o futuro semplice, come

abbiamo visto in (104)-(106), ma se si combina con una apodosi con tempi

passati dell'indicativo emerge di nuovo una interpretazione causale:

(109) a. Arrivando in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno.

b. ?Se siamo arrivati in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il

treno.

c. Poiché siamo arrivati in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno.

Anche un participio perfetto, accompagnato facoltativamente da se, può

esprimere la protasi di un costrutto condizionale:

(110) a. (Se) Preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni, b.

Se viene preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni.

l) Ordine delle proposizioni nella frase complessa

I costrutti condizionali di vario tipo esemplificati finora presentano la

protasi prima dell'apodosi, ma, data la mobilità caratteristica delle

proposizioni subordinate circostanziali rispetto alle loro sovraordinate,

si possono trovare anche costrutti in cui l'apodosi preceda la protasi:

(111) a. Se mi dai i soldi compro la casa.

b. Compro la casa se mi dai i soldi.

I due possibili ordini delle proposizioni all'interno di una frase

complessa non sono comunque del tutto liberi, in quanto rispondono in primo

luogo all'esigenza di rispettare la sequenza non marcata «dato-nuovo». Un

costrutto condizionale avrà la protasi prima dell'apodosi se il contesto

linguistico precedente ha presentato il contenuto proposizionale della

protasi; se viceversa il contesto linguistico precedente ha presentato il

contenuto proposizionale dell'apodosi, nel costrutto l'apodosi precederà la

protasi:

(112) a. Parlante A: Cosa farai se ti do i soldi?

b. Parlante B: Se mi dai i soldi compro la casa.

c. Compro la casa se mi dai i soldi.

(113) a. Parlante A: A che condizioni comprerai la casa?

b. Parlante B: Compro la casa se mi dai i soldi.

c. Se mi dai i soldi compro la casa.

L'ordine non è però l'unico elemento in gioco nel rapporto «dato-nuovo»,

poiché il rilievo prosodico, in questo caso la presenza di un picco into-

nativo sulla proposizione in prima posizione, permette di usare le sequenze

e. in (112) e (113) con lo stesso significato delle sequenze in b.:

(114) Parlante A: Cosa farai se ti do i soldi?

Parlante B: COMPRO LA CASA se mi dai i soldi.

(115) Parlante A: A che condizioni comprerai la casa?

Parlante B: SE MI DAI I SOLDI compro la casa.

(114) contiene una emarginazione o dislocazione a destra della protasi,

mentre in (115) si tratta di una topicalizzazione della protasi , nelle

quali l'accento fecalizza l'elemento in prima posizione (la sequenza non

marcata «dato-nuovo» può essere inoltre rovesciata anche tramite l'uso

delle frasi scisse).

Mentre i costrutti condizionali di tipo subordinato, con una apodosi

sovraordinata che contiene una protasi subordinata, sono generalmente

reversibili (possono cioè presentare la protasi seguita dall'apodosi, o

l'apodosi seguita dalla protasi), i costrutti condizionali non subordinati,

come per esempio quelli «pseudocoordinati», non risultano reversibili:

(116) a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparo!

b. O / Altrimenti / Se no sparo, alza le mani!

(117) a. Ripetilo e ti rompo la testa!

b. È ti rompo la testa, ripetilo!

Inoltre, essi non sono neppure simmetrici, poiché la prima

pseudocoordinata, viene interpretata come protasi, e la seconda come

apodosi, ed uno scambio di posizione intorno all'eventuale operatore di

coordinazione produce sequenze semanticamente strane, (118a-b), o con un

significato totalmente diverso, come, partendo da (118c) ipotetico, (118d)

non ipotetico:

(118) a. Sparo o / altrimenti / se no alza le mani!

b. Ti rompo la testa e ripetilo!

c. Vuoi un gelato? Te lo vado subito a prendere.

d. Vado subito a prenderti un gelato. Lo vuoi?

Le versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordinati (v.

(52)) appaiono invece reversibili, (119), ma le sequenze risultano molto

più naturali emarginando o dislocando a destra la protasi (e fecalizzando

con un picco intonativo l'apodosi in prima posizione), (120):

119) a. Sparo se non alzi le mani.

b. Ti rompo la testa se lo ripeti.

c. Non ti pentirai se mi dai retta.

d. Ti vado subito a prendere un gelato se lo vuoi.

e. Gli daremo un sacco di botte se cercano la rissa.

(120) a. SPARO se non alzi le mani.

b. TI ROMPO LA TESTA se lo ripeti,

c. NON TI PENTIRAI se mi dai retta.

d. TI VADO SUBITO A PRENDERE UN GELATO se lo vuoi.

e. GLI DAREMO UN SACCO DI BOTTE se cercano la rissa.

Lo statuto sintattico dell'apodosi, che può essere dichiarativa,

interrogativa, o imperativa, non ha nessun effetto sulla reversibilità dei

costrutti condizionali subordinati:

(121) a. Se piovessi uscirei con l'ombrello.

b. Se avessi vinto alla lotteria, avresti comprato un'auto nuova?

c. Se vinci alla lotteria, cosa farai con i soldi?

d. Se hai bisogno di me chiamami a casa.

(122) a. Uscirei con l'ombrello se piovesse.

b. Avresti comprato un'auto nuova, se avessi vinto alla lotteria?

c. Cosa farai con i soldi, se vinci alla lotteria?

d. Chiamami a casa se hai bisogno di me.

Ma non in tutti i periodi ipotetici subordinati la reversibilità è

garantita. Nei costrutti «bi-negativi», per avere l'ordine «apodosi-

protasi» è necessario emarginare o dislocare a destra la protasi (e

fecalizzare con un picco intonativo l'apodosi):

(123) a. Se tu giochi bene a tennis io sono Ivan Lendl.

b. Io sono Ivan Lendl se tu giochi bene a tennis.

c. IO SONO IVAN LENDL se tu giochi bene a tennis.

La reversione è invece possibile normalmente con i costrutti simili ai «bi-

negativi», con apodosi imperativa o interrogativa:

(124) a. Se sei un bravo cuoco, preparami subito un filetto al pepe

verde!

b. Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo cuoco!

(125) a. Se ha preparato per tre mesi questo esame, perché non sa

rispondere ad una domanda così semplice?

b. Perché non sa rispondere ad una domanda così semplice, se ha preparato

per tre mesi questo esame?

L'anteposizione dell'apodosi alla protasi nei costrutti «bi-affermativi» da

risultati diversi a seconda del collegamento logico che si instaura fra i

contenuti proposizionali di protasi ed apodosi. Se si tratta di semplice

correlazione, la reversione da risultati agrammaticali; emarginando o

dislocando a destra la protasi (e fecalizzando con un picco intonativo

l'apodosi) si hanno frasi marginali:

(126) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, quella dei campi

profughi di Gaza non è certo allegra.

b. La situazione dei campi profughi di Gaza non è certo allegra, se quella

del Golfo Persico è critica.

c. LA SITUAZIONE DEI CAMPI PROFUGHI DI GAZA NON È CERTO ALLEGRA, se quella

nel Golfo Persico è critica.

Se il costrutto ha interprelazione causale la reversione è possibile

normalmente, ma con i costrutti «bi-affermativi» ad interpretazione

avversativa e concessiva si ha invece risultato agrammaticale:

(127) a. Se è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno

freddissimo.

b. Se Ugo era adirato, Maria era tranquilla.

c. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del

nostro paese è stato positivo, non dobbiamo dimenticare la ripresa

dell'inflazione.

(128) a. Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevicato già in

ottobre.

b. Maria era tranquilla, se Ugo era adirato.

c. Non dobbiamo dimenticare la ripresa dell'inflazione, se il parere del

Fondo Monetario Internazionale sull'economia del nostro paese è stato

positivo.

I costrutti simili ai «bi-affermativi», che possono collegare solo

contenuti proposizionali che abbiano rapporti causali o finali, non

tollerano la reversione:

(129) a. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, è perché

non riusciva proprio a sopportare quel film.

b. È perché non riusciva.proprio a sopportare quel film se Giulio se ne è

andato dopo il primo tempo.

La reversione diviene possibile sostituendo che a se, ma il risultato non è

più un costrutto condizionale dove l'apodosi precede la protasi, bensì una

frase complessa scissa :

(130) È perché non riusciva proprio a sopportare quel film che Giulio se ne

è andato dopo il primo tempo.

I costrutti in cui la protasi esprime una condizione non sul contenuto

proposizionale dell'apodosi, ma sull'azione linguistica con essa

eseguibile, sono reversibili:

(131) a. Se hai fame, ci sono dei biscotti nella credenza.

b. Se posso permettermi, hai un gran bell'aspetto.

c. Se non sono indiscreto, cosa hai fatto ieri sera? d. Se le mie

informazioni sono giuste, Mario ha rifiutato quel lavoro.

(132) a. Ci sono dei biscotti nella credenza, se hai fame.

b. Hai un gran bell'aspetto, se posso permettermi.

c. Cosa hai fatto ieri sera, se non sono indiscreto?.

d. Mario ha rifiutato quel lavoro, se le mie informazioni sono giuste.

I costrutti condizionali con omissione di se danno sequenze agrammaticali

cambiando di posizione protasi ed apodosi:

(133) a. «Succedesse a me sarei rovinato» (V. Pratolini, Lo scialo,

Milano, Mondadori, 1960, p. 387)

b. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, riusciremmo /

saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

(134) a. Sarei rovinato succedesse a me.

b. Riusciremmo / Saremmo riusciti ad evitare la sconfitta, arrivassero /

fossero arrivati in tempo i rinforzi.

I costrutti introdotti da operatori di subordinazione «ricchi» risultano

reversibili:

(135) a. Qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta, il

dibattimento potrà essere rinviato.

b. Quando / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo

comma della circolare ministeriale . . ., il rilascio dei documenti

richiesti avverrà entro dieci giorni.

c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che /

Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare,

passeremo da lui una settimana in luglio.

d. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè,

ti sarò eternamente grato.

(136) a. Il dibattimento potrà essere rinviato, qualora il perito ne

abbia avanzato esplicita richiesta.

b. Il rilascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni, quando /

ove / laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della

circolare ministeriale . . .

c. Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che / supposto

che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che riesca ad

affittare quella casa al mare.

d. Ti sarò eternamente grato, purché / a patto che / a condizione che tu mi

faccia uno dei tuoi caffè.

Anche i costrutti che hanno la protasi con un modo verbale non finito

permettono generalmente l'anteposizione dell'apodosi alla protasi:

(137) a. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro,

sono disposto a trasferirmi in un'altra città.

b. A dirti la verità, ti trovo ingrassato.

c. Arrivando in tempo, non avremmo perso il treno.

d. (Se) Preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni.

(138) a. Sono disposto a trasferirmi in un'altra città, pur di / a patto

di / a condizione di ottenere un lavoro.

b. Ti trovo ingrassato, a dirti la verità.

c. Non avremmo perso il treno, arrivando in tempo.

d. Un raffreddore si cura in tre giorni, (se) preso in tempo.

In alcuni casi la protasi posposta all'apodosi è separata da una pausa più

lunga, e pronunciata con un rilievo prosodico maggiore: il risultato è una

proposizione che più che «condizionare» il contenuto proposizionale

dell'apodosi, sembra indurre dubbi sulla sua certezza. Oltre a se, gli

operatori di subordinazione più frequenti in questi casi sono ammesso che,

purché, ed a patto che:

(139) Domenica andremo a sciare. Se non fa brutto tempo.

(140) Domenica andremo a sciare. Ammesso che / Purché / A patto che non

faccia brutto tempo.

Queste protasi posposte sono assimilabili a proposizioni indipendenti; esse

possono anche essere enunciate da un parlante diverso da quello che enuncia

l'apodosi (che a questo punto è una frase semplice):

(141) a. Parlante A: Domenica andremo a sciare.

b. Parlante B: Se non fa brutto tempo.

c. Ammesso che / Purché / A patto che non faccia brutto tempo.

m) Apodosi accompagnate da «allora»

I diversi tipi di periodi ipotetici subordinati esemplificati finora

presentano operatori di subordinazione che introducono la protasi, ma sono

privi di elementi di collegamento o di ripresa nell'apodosi (fanno

eccezione i costrutti «bi-affermativi» con elementi di rinforzo: v. le

frasi (73) e (74)). D'altronde una delle tradizionali schematizzazioni del

rapporto semantico ipoteticocondizionale, di origine logica, vede l'apodosi

accompagnata facoltativamente da allora: «se p, (allora) q». L'inserimento

di allora nell'apodosi non è però possibile in tutti i tipi di costrutti

condizionali. Generalmente è possibile nei casi in cui fra i contenuti

proposizionali di protasi ed apodosi esiste o può essere instaurato un

rapporto di «condizione-conseguenza»:

(142) a. Se domenica ci sarà bel tempo, allora andremo a sciare.

b. Se fossi un marziano, allora avrei le orecchie verdi.

c. Se non foste arrivati in ritardo, allora non avreste perso il treno.

L'inserimento di allora da risultati grammaticali anche nel caso delle

versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordinati, mentre

per i costrutti pseudocoordinati veri e propri tale inserimento è possibile

solo quando la protasi è realizzata da una frase interrogativa:

(143) a. Se non alzi le mani, allora sparo.

b. Se lo ripeti, allora ti rompo la testa.

c. Se mi dai retta, allora non ti pentirai.

(144) a. Alza le mani o / altrimenti / se no (allora) sparo!

b. Ripetilo e (allora) ti rompo la testa!

c. Vuoi un gelato? Allora te lo vado subito a prendere.

Nel caso di apodosi interrogative l'inserimento di allora rende il

costrutto marginale, mentre esso è compatibile con apodosi imperative, sia

nella versione subordinata sia in quella pseudocoordinata:

(145) a. Se avessi vinto alla lotteria, ('allora) avresti

comprato

un'auto nuova?

b. Se vincessi alla lotteria, ('allora) cosa faresti con i soldi?

(146) a. Se hai bisogno di me, allora chiamami a casa.

b. Hai bisogno di me? Allora chiamami a casa.

Nei costrutti «bi-negativi» l'inserimento di allora è generalmente

possibile, mentre con i costrutti «bi-affermativi» il risultato è di solito

agrammaticale:

(147) a. Se tu giochi bene a tennis, allora io sono Ivan Lendl.

b. Se sei un bravo cuoco, allora preparami subito un filetto

al pepe verde!

c. Se ha preparato per tre mesi questo esame, allora perché non sa

rispondere ad una domanda così semplice?

(148) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, (allora) quella

del campi profughi di Gaza non è certo allegra.

b. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del

nostro paese è stato positivo, (allora) non dobbiamo dimenticare la ripresa

dell'inflazione.

c. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, C'alierà) è perché non

riusciva proprio a sopportare quel film.

d. Se Ugo era adirato, (allora) Maria era tranquilla.

e. Se è nevicato già in ottobre, allora avete avuto un inverno freddissimo.

Nei periodi ipotetici in cui il contenuto proposizionale della protasi

condiziona non il contenuto proposizionale dell'apodosi ma l'azione

linguistica con essa eseguibile, l'inserimento di allora da risultati

marginali o agrammaticali:

(149) a. Se hai fame, (allora) ci sono dei biscotti nella credenza.

b. Se posso permettermi, (allora) hai un gran bell'aspetto.

La presenza di allora è possibile nei costrutti con omissione di se, come

anche con alcuni operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi»:

(150) a. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, allora

riusciremmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta.

b. Qualora / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo

comma della circolare ministeriale, allora il rilascio dei documenti

richiesti avverrà entro dieci giorni.

c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che /

Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare,

allora passeremo da lui una settimana in luglio.

Con altri operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi» l'inserimento

di allora da invece risultati agrammaticali, che si ripetono per le

varianti degli stessi operatori che introducono protasi con modi verbali

non finiti:

(151) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei

tuoi caffè, (allora) ti sarò eternamente grato.

b. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro, (allora) sono

disposto a trasferirmi in un'altra città.

Le protasi con modi verbali non finiti danno comunque in genere risultati

inaccettabili se combinate con apodosi accompagnate da allora:

(152) a. A dirti la verità, (allora) ti trovo ingrassato.

b. A darmi retta, (allora) ti troveresti meglio.

c. Mangiando molto, (allora) ingrasserei.

d. (Se) Preso in tempo, (allora) un raffreddore si cura in tre giorni.

I costrutti la cui apodosi è accompagnata da allora non sono reversibili,

se allora viene interpretato come legato a se:

(153) a. (Allora) Andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo.

b. (Allora) Sparo, se non alzi le mani.

c. (Allora) Chiamami a casa, se hai bisogno di me!

d. (Allora) Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo

cuoco!

e. (Allora) Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevicato già in

ottobre.

f. (Allora) Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che /

supposto che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che

riesca ad affittare quella casa al mare.

Le sequenze esemplificate in (153) sono accettabili anche con allora,

purché tale avverbio venga interpretato non come elemento che collega

l'apodosi alla protasi del costrutto condizionale, ma l'intero costrutto

condizionale ad un eventuale contesto linguistico precedente:

(154) a. Ci sono tre voti per il mare, e otto voti per la montagna:

allora I

andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo.

b. Te l'ho già detto due volte con le buone: (adesso) allora sparo,

se non alzi le mani.

c. Non ti fare problemi, io non mi muovo tutto il giorno: siamo

d'accordo? Allora chiamami a casa, se hai bisogno di me! ecc.

2. Le frasi concessive

Per «frasi concessive» si intendono diversi tipi di proposizioni

subordinate, che pur instaurando con le proposizioni sovraordinate da cui

dipendono rapporti dai significati simili, sono caratterizzate da

differenze semantiche e sintattiche. Nei prossimi paragrafi saranno

distinti, e trattati separatamente, tre tipi di frasi concessive: le

proposizioni concessive fattuali , le proposizioni condizionali concessive,

e le proposizioni a-condizionali .

L'insieme di una proposizione subordinata concessiva e della proposizione

sovraordinata da cui questa dipende costituisce una frase complessa, che

chiameremo «costrutto concessivo»; parleremo quindi di costrutti concessivi

fattuali, costrutti condizionali concessivi, e costrutti a-condizionali,

esemplificati rispettivamente in (1), (2) e (3):

(1) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello.

(2) Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza ombrello.

(3) a. Che ti piaccia o no, stasera andrò al cinema.

b. Ovunque vada, Ugo troverà degli amici.

a) Semantica del costrutto concessivo fattuale

Quando un parlante enuncia una frase complessa come (1), mostra di ritenere

che fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata e

quello presentato dalla proposizione sovraordinata esista un contrasto: non

ci si aspetta che in caso di pioggia la gente esca senza ombrello. Questa

aspettativa è esprimibile tramite un costrutto condizionale, con una

negazione sulla parte rilevante dell'apodosi:

(4) Normalmente se piove non si esce senza ombrello.

Inoltre, sempre enunciando una frase come (1), il parlante mostra di

ritenere che in un momento cronologicamente precedente il momento

dell'enunciazione stava piovendo, e che in quel momento Antonio è uscito

senza ombrello: l'interlocutore assume di conseguenza che i contenuti

proposizionali della subordinata e della sovraordinata siano entrambi

«veri». Questa seconda parte del significato di un costrutto concessivo

fattuale è esprimibile tramite una «congiunzione», cioè tramite una

costruzione coordinata con e :

(5) Pioveva e Antonio è uscito senza ombrello.

In questo senso (1) e (5) sono parziali parafrasi l'una dell'altra poiché

entrambe sarebbero considerate «menzogne» sia nel caso che «non» fosse

piovuto sia nel caso che Antonio «non» fosse uscito senza ombrello: per la

«verità» di costrutti del tipo di (1) e (5) è necessaria sia la verità del

contenuto proposizionale della subordinata sia la verità del contenuto

proposizionale della sovraordinata (o, nel caso di (5), della prima e della

seconda coordinata). In termini tecnici, si dice che i contenuti delle due

proposizioni sono «implicitati»dall'enunciazione del costrutto.

Il valore semantico dei costrutti concessivi fattuali è dato dalla

combinazione dei due aspetti citati, e può essere rappresentato con lo

schema riportato in (6), nel quale con «p» e «q» sono rispettivamente

simbolizzati i contenuti proposizionali della subordinata e della

sovraordinata, e con «Pi» e «q,» sono simbolizzati i «tipi di evento»

presentati rispettivamente dalla subordinata e dalla sovraordinata:

(6) «benché p, q» = «se p i, non qi» E «pvero E qvero»

II contrasto soggiacente ad un costrutto concessivo fattuale (rappresentato

nello schema dalla formula «se pi, non qi») viene instaurato proprio fra i

«tipi di evento», e non, più semplicemente, fra gli stessi contenuti

proposizionali espressi. Se questo fosse il caso, l'aspettativa innescata

da (1) dovrebbe essere espressa da (7):

(7) Normalmente se piove Antonio non esce senza ombrello.

Ma la frase (1) può essere enunciata senza creare anomalie semantiche in un

universo di discorso nel quale «Antonio esce notoriamente senza ombrello,

che piova o che non piova»; tale universo di discorso può anche essere

trasformato in un contesto linguistico, che aggiunto ad (1) permette di

ottenere una sequenza perfettamente accettabile:

(8) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello, perché lui fa sempre

così: è un'abitudine acquisita da ragazzo.

Va sottolineato anche il fatto che il contrasto fra i «tipi di evento» non

deve necessariamente essere «presupposto pragmaticamente», cioè far parte

delle conoscenze comuni condivise. I «tipi di evento» presentati in (9),

per esempio, sono ben lungi dall'essere normalmente considerati in

contrasto, ma l'inserimento in un costrutto concessivo fattuale «crea»

l'effetto di contrasto (per questa come per qualsiasi altra coppia di

contenuti proposizionali), e così chiunque enunci (9) mostra di ritenere

vero (10):

(9) Benché Verdi sia ingegnere, è una persona onesta.

(10) Normalmente se un uomo è ingegnere non è onesto.

Negli esempi utilizzati finora i «tipi di evento» presentati dalle due

proposizioni si pongono in diretto contrasto l'uno con l'altro, ma è

possibile trovare costrutti concessivi fattuali nei quali i «tipi di

evento» presentati non sono di per sé affatto in contrasto, come per

esempio in (11), immaginato nel contesto del mercato calcistico:

(11) Anche se Rossi è un grande centromediano, è veramente molto caro.

Infatti il costrutto condizionale (12), che esprime l'aspettativa

soggiacente ad (11), ci appare patentemente falso, poiché, se un giocatore

di calcio è molto bravo, di norma sarà anche molto caro:

12) Normalmente se un giocatore è molto bravo, non è molto caro.

Anche in questo caso però il contrasto esiste; non è un contrasto «diretto»

fra i tipi di evento presentati dalle due proposizioni, ma è un contrasto

«indiretto» fra le conclusioni che a livello argomentativo si possono

trarre dai due contenuti proposizionali in un determinato contesto: l'alto

valore sportivo del calciatore è un argomento a favore del suo acquisto da

parte di una squadra, mentre il suo prezzo molto alto può essere un

argomento a sfavore, per esempio in connessione con eventuali difficoltà

finanziarie o con criteri morali.

La differenza tra contrasto «diretto» e contrasto «indiretto»

(che è simile, anche se non identica, alla differenza esistente tra frasi

avversative controaspettative e valoristiche non dipende però unicamente

dai contenuti proposizionali espressi o dai tipi di evento presentati in un

costrutto: esistono infatti frasi identiche che possono assumere l'una o

l'altra interpretazione al variare dell'universo del discorso. Per esempio,

una frase come (13) è facilmente interpretabile come configurante un

contrasto «indiretto», dove l'intelligenza è un argomento a favore di

brillanti risultati scolastici, e la mancanza di studio è un

controargomento; ma se uno ritiene che le persone intelligenti devono

sapere che studiare è doveroso e conveniente, allora l'intelligenza e la

mancanza di studio contrastano direttamente:

(13) Anche se mio figlio è intelligente, non studia.

Una frase come (14), invece, è più facilmente interpretabile come

configurante un contrasto «diretto»: qualcuno ritiene i francesi

intelligenti, e si trova di fronte ad un controesempio, un francese

stupido! Ma (14) è anche interpretabile con un contrasto «indiretto»; per

esempio, qualcuno sa che Maria vuole sposare un francese, e sa anche che le

piacerebbe sposare un ragazzo intelligente: la «francesità» di Pierre è un

argomento favorevole al suo eventuale matrimonio con Maria, ma la sua

stupidità è un argomento decisamente sfavorevole a tale fausto evento:

(14) Anche se è francese, Pierre è stupido.

La differenza fra contrasto diretto e contrasto indiretto è quindi un

problema di interpretazione semantica controllata anche a livello

pragmatico, poiché concerne il significato di un costrutto non solo in

rapporto ai contenuti proposizionali espressi ed all'operatore che li

collega (in questo caso concessivo fattuale), ma anche in rapporto a

diversi possibili contesti ed universi di discorso.

In quanto segue utilizzeremo indifferentemente esempi di costrutti

concessivi fattuali interpretabili in entrambi i modi, segnalando i casi

particolari nei quali l'una o l'altra interpretazione interagiscono in modo

significativo con altre caratteristiche sotto esame.

b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale

I costrutti concessivi fattuali possono avere la proposizione subordinata

introdotta da un operatore di subordinazione che porta sull'intera frase,

come in (1), o da un operatore di subordinazione che si articola in modo

particolare su una delle categorie sintattiche presenti nella frase, come

in (15):

(15) a. Per ricco che sia, Enrico non potrà mantenerci tutti per un

anno intero.

b. Alto com'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro.

c) Operatori di subordinazione proposizionali

L'operatore di subordinazione concessivo anche se introduce normalmente

proposizioni subordinate all'indicativo:

(16) a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello.

b. Anche se sta piovendo, esco / uscirò senza ombrello.

c. Anche se stasera andrò a cena fuori, non ho proprio voglia

di preoccuparmi del vestito.

d. Anche se eravamo in pieno inverno, la temperatura non era

rigida.

e. Anche se è nevicato a lungo, le strade sono pulite.

f. Anche se eri in ritardo, abbiamo deciso di aspettarti.

g. Anche se c'era un tempo da lupi, Riccardo volle uscire in

piena notte per cercarti.

Va notato che (16a) può essere interpretato sia come costrutto concessivo

fattuale, se il presente è considerato «deittico», sia come costrutto

condizionale concessivo, se il presente ha valore «generico»; (16b) invece

può essere solo un concessivo fattuale, poiché sta piovendo ha solo valore

deittico.

Anche se introduce, sia pur raramente, anche subordinate al congiuntivo, di

stile alto, letterario:

(17) a. «Altri inconvenienti sono connessi al rito del breakfast che qui

è sempre molto importante anche se le materie prime che le compongono si

siano di molto rarefatte» (E. Montale, Fuori di casa, Milano, Mondadori,

1976, p. 38)

b. «Anche se per ora il servizio sia limitato e costoso e nessuno rischi

di trovare una macchina in agguato nella propria camera . . . resta il

fatto che la 'presa' dell'arrivo di un battello a Calais . . . può mettere

in luce cose, fatti, incontri»

Lo stesso sapore elevato hanno le subordinate concessive fattuali

introdotte da se anche, generalmente all'indicativo, raramente al

congiuntivo, e da pure se e se pure, sempre all'indicativo:

(18) a. Se anche solitamente non ci muoviamo da casa durante il fine

settimana, per una volta possiamo ben fare uno sforzo.

b. «Lo stile del Tommaseo s'eleva all'altezza d'una vera opera d'arte ed ha

un'impronta sua propria originale (. . .), se anche tradisca a volte la

troppa ricercatezza» (A. Mussafia, La letteratura italiana della Dalmazia,

«II Dalmata» 1892, n. 45)

c. Pure se si tratta di un risultato un po' stentato, bisogna ammettere che

è sempre meglio di quanto si otteneva precedentemente.

d. Se pure ci troviamo di fronte ad un caso pietoso, sapete bene che il

nostro incarico non ci permette eccezioni.

Oltre ad anche se, si trovano benché, sebbene, malgrado (che), nonostante

(che), e, di stile lievemente più alto, quantunque, per quanto, ancorché e

seppure, che introducono tutti subordinate al congiuntivo:

(19) a. Benché / Sebbene sia molto alto, Giorgio non è riuscito a

segnare un solo canestro.

b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi fossero saliti, il negozio

all'angolo era ancora conveniente.

c. Quantunque / Per quanto l'onorevole fosse molto in ritardo, decidemmo di

aspettarlo per evitargli eventuali spiacevoli incontri.

d. Ancorché / Seppure quell'anno l'inverno fosse giunto molto presto, nel

fondovalle la temperatura non era rigida, e si potevano ancora fare lunghe

passeggiate.

Seppure e se pure sono omofoni in alcune parti d'Italia, ma non vanno

confusi, poiché se pure introduce subordinate concessive fattuali

all'indicativo (v. (18d)) e subordinate condizionali concessive con la

concordanza del periodo ipotetico, mentre seppure introduce solo

subordinate concessive fattuali al congiuntivo, come in (19d).

Diversamente dagli altri operatori di subordinazione citati, nonostante

(che) e malgrado (che) si combinano difficilmente con costrutti nei quali

il rapporto tra i due contenuti proposizionali espressi, o tra i due «tipi

di evento» presentati, sia interpretabile solo come contrasto «indiretto»:

(20) "Nonostante (che) / "Malgrado (che) Rossi sia un grande centromediano,

è veramente molto caro.

Inoltre, insieme a benché e sebbene, compaiono nell'italiano substandard

introducendo subordinate all'indicativo, ed in queste frasi, che sono

considerate agrammaticali nell'italiano standard, il che non può essere

omesso:

(21) a. Benché / Sebbene Giorgio è molto alto, non è riuscito a segnare

un solo canestro.

b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi sono saliti, il negozio

all'angolo è ancora conveniente.

Tramite l'utilizzo della struttura «per X che F (con verbo al congiuntivo)»

si costruiscono proposizioni concessive fattuali articolate in genere su

elementi aggettivali:

(22) a. Per poche che fossero le sue pretese, mantenerlo per un periodo

così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo.

b. Per ingiusta che questa decisione potesse sembrare agli occhi di molti,

in un caso del genere era l'unica soluzione possibile.

Una struttura come «X come / quanto F (con verbo all'indicativo)» può

invece essere utilizzata per costruire una subordinata concessiva fattuale

articolata su un elemento aggettivale o avverbiale:

(23) a. Alto com'è / quant'è, Giorgio non è riuscito a segnare un

solo canestro.

b. Intelligente come dici di essere, ti scappano un po' troppe

sciocchezze in questo periodo!

c. Tardi com'era, ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro lungo il

fiume.

Non necessariamente però tale struttura innesca una lettura concessiva

fattuale, come si vede confrontando (24a) con la sua parafrasi concessiva

fattuale (24b), che è semanticamente anomala, e con la sua parafrasi

causale (24c), che invece è perfettamente accettabile:

(24) a. Ubriaco com'ero, non sono riuscito neppure a trovare il buco

della serratura.

b. Anche se ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco

della serratura.

c. Siccome ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco

della serratura.

Anche l'uso dell'operatore per quanto permette la costruzione di

subordinate concessive (con verbo al congiuntivo) articolate su elementi

avverbiali o aggettivali:

(25) a. Per quanto tardi fossero giunti gli aiuti del ministero, erano

comunque sempre meglio di niente.

b. Per quanto veloci sembrassero i nostri ragazzi, gli elementi del gruppo

avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio.

Da segnalare che un significato molto simile si può esprimere con

proposizioni subordinate concessive in cui l'operatore per quanto non si

articola su un elemento aggettivale o avverbiale, ma sulla intera

proposizione subordinata, come per esempio nella frase in (19c); in questi

casi per quanto equivale grosso modo a benché:

(26) Per quanto / Benché gli aiuti del ministero fossero giunti tardi,

erano comunque sempre meglio di niente.

(27) Per quanto / Benché i nostri ragazzi sembrassero veloci, gli elementi

Ñòðàíèöû: 1, 2, 3, 4


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