ÐÓÁÐÈÊÈ |
Ñèíòàêñè÷åñêèå è ôóíêöèîíàëüíî-ñåìàíòè÷åñêèå îñîáåííîñòè óïîòðåáëåíèÿ óñëîâíîãî íàêëîíåíèÿ â èòàëüÿíñêîì ÿçûêå |
ÐÅÊÎÌÅÍÄÓÅÌ |
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Ñèíòàêñè÷åñêèå è ôóíêöèîíàëüíî-ñåìàíòè÷åñêèå îñîáåííîñòè óïîòðåáëåíèÿ óñëîâíîãî íàêëîíåíèÿ â èòàëüÿíñêîì ÿçûêål'operatore di subordinazione se. Questo avviene non solo nel caso dei costrutti condizionali «pseudocoordinati» , ma anche con costruzioni di tipo subordinato. Per esempio, se può essere omesso in costrutti stilisticamente alti: (89) «Succedesse a me sarei rovinato» (V. Pratolini, Lo scialo, Milano, Mondadori, 1960, p. 387) L'omissione di se non è possibile nei costrutti con la concordanza all'indicativo, (90a). Si ha inoltre un'inversione di posizione fra verbo e soggetto espresso (90b-c): (90) a. Arrivano / Arriveranno in tempo i rinforzi, riusciremo ad evitare la sconfitta. b. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, riusciremmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta. c. I rinforzi arrivassero / fossero arrivati in tempo, riusciremmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta. Questo tipo di struttura è parallelo a quello che si ha con il gerundio e con l'infinito , dove si ha l'inversione obbligatoria fra verbo ausiliare e soggetto espresso. Come nel caso di gerundive e infinitive, questa costruzione è limitata allo stile alto ed è possibile con un gruppo ristretto di verbi al congiuntivo. Oltre che da se le protasi di periodo ipotetico possono essere introdotte da una serie di altri operatori di subordinazione, che sono tutti però lessicalmente più «ricchi», hanno un significato meno astratto, e più forti connotazioni stilistiche (in genere alte): qualora, quando, ove, laddove; ammesso che, supposto che, nel caso che, nell'ipotesi che, nell'eventualità che; purché, a patto che, a condizione che. Di questi operatori descriveremo prima le caratteristiche semantiche principali che permetteranno di raccoglierli in sottogruppi, e poi la concordanza dei modi e dei Tempi, che è invece comune a tutti. Qualora, quando, ove, e laddove appartengono allo stile alto, ed in particolare connotano un linguaggio giuridico-burocratico-amministrativo: (91) a. Qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta, il dibattimento potrà essere rinviato. b. Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della circolare ministeriale.. ., il rilascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni. Sono piuttosto dello stile formale ammesso che, supposto che, nell'ipotesi che, nell'eventualità che; più corrente: nel caso che. Rispetto agli altri operatori di questo gruppo, ammesso che e nell'eventualità che aggiungono ai contenuti proposizionali espressi una sfumatura di maggiore improbabilità, come si vede dalla pur lievemente diversa accettabilità semantica degli esempi seguenti: (92) a. Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto probabile - passeremo da lui una settimana in luglio. b. Ammesso che / Nell’eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto probabile - passeremo da lui una settimana in luglio. Molto simili agli operatori di subordinazione ammesso che e supposto che sono (am)mettiamo (il caso) che e supponiamo che, che possono introdurre costrutti condizionali sintatticamente coordinati: (93) a. Mettiamo che Franco arrivi sabato sera. Io non vado certo a prenderlo! b. Supponiamo che domenica ci sia bel tempo. Verreste al mare con noi? c. Mettiamo il caso che non fossi venuto ad aspettarti all'aeroporto: per tornare a casa avresti preso un taxi. Ammettiamo che (come ammesso che in (92b)) aggiunge ai contenuti proposizionali espressi dal costrutto una sfumatura di maggiore improbabilità, come si vede dalla marginalità di: ''Ammettiamo che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare - cosa che pare molto probabile: passeremo da lui una settimana in luglio. Purché, a patto che e a condizione che introducono costrutti la cui apodosi esprime un contenuto proposizionale che deve poter essere visto favorevolmente dall'interlocutore, altrimenti il risultato è una sequenza semanticamente inaccettabile: (94) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato. b. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè, me ne andrò e non mi farò mai più vedere. Gli stessi contenuti proposizionali possono essere inseriti in un costrutto condizionale introdotto da se; in questo caso l'unico cambiamento è il giudizio implicito sulla qualità del caffè preparato dall'interlocutore: (95) a. Se mi farai uno dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato. b. Se mi farai uno dei tuoi caffè, me ne andrò e non mi farò mai più vedere. Invece, il contenuto proposizionale della protasi può essere di per sé interpretato positivamente o negativamente, senza influenzare l'accettabilità della sequenza, ma viene presentato come desiderato dal parlante: (96) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi liberi dalla presenza di quell'antipatico di Riccardo, ti offrirò una cena sontuosa. b. Purché / A patto che / A condizione che tu mi liberi dalla presenza di mia moglie, ti offrirò una cena sontuosa. Proprio questa sfumatura di desiderio, che da una coloritura finale ai condizionali di questo tipo, giustifica la restrizione sopra illustrata. Se il contenuto proposizionale dell'apodosi gli sembra favorevole, l'interlocutore tenderà a soddisfare la condizione (cioè il desiderio del parlante) per ottenere la conseguenza: è quanto dovrebbe accadere con i costrutti in (94a), (95a) e (96); in (95b) invece l'interlocutore non cercherà di ottenere il contenuto proposizionale dell'apodosi (che vede come negativo), non soddisfacendo quindi il «nondesiderio» espresso dalla protasi. Questo tipo di inter-pretazione, possibile appunto in un costrutto introdotto da se, come (95b), non ha luogo in (94b) a causa della presenza di purché, a patto che e a condizione che, che richiedono, oltre ad un contenuto proposizionale dell'apodosi «positivo» per l'interlocutore, anche un contenuto proposizionale della protasi «desiderato», o per lo meno presentato come tale dal parlante. Tutti questi operatori lessicalmente «ricchi», che impongono alcune limitazioni ai contenuti proposizionali di protasi ed apodosi, risultano inappropriati (pur con lievi differenze da elemento ad elemento) con alcuni dei costrutti condizionali di tipo specifico illustrati precedentemente. In particolare appaiono inaccettabili o marginali se combinati con costrutti «bi-negativi», «bi-affermativi», e con protasi che presentano condizioni sull'esecuzione di azioni linguistiche (in quest'ultimo caso alcuni operatori risultano accettabili): (97) a. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell’eventualità che / Purché / A patto che / A condizione che tu giochi bene a tennis, io sono Ivan Lendl. b. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che / NelTeventualità che / ''Purché / A pano che / *A condizione che la situazione nel Golfo Persico sia critica, quella dei campi profughi di Gaza non è ceno allegra. c. Qualora / Ove / Laddove / Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell'eventualità che / Purché / A patto che / A condizione che tu abbia fame, ci sono dei biscotti nella credenza. Per quanto riguarda la concordanza dei modi e dei Tempi, questi operatori condividono la concordanza di se limitatamente alla combinazione «congiuntivo + condizionale»: (98) a. Nell'eventualità che piovesse molto forte, uscirei con l'ombrello. b. Ammesso che quell'edificio fosse stato venduto, nell'archivio del catasto ce ne sarebbe traccia. c. Nel caso che Enrico fosse a casa, avrebbe risposto al telefono. d. Qualora non foste arrivati in ritardo, non avreste perso il treno. Nei casi in cui se introduce costrutti con indicativo in protasi ed apodosi, questi operatori si combinano con congiuntivo presente e perfetto nella protasi, e con l'indicativo nell'apodosi: (99) a. Se domenica ci sarà bel tempo, andremo a sciare. b. Supposto che domenica ci sia bel tempo, andremo a sciare. c. Se hai comprato il giornale, possiamo vedere che film ci sono. d. Ammesso che tu abbia comprato il giornale, possiamo vedere che film ci sono. k) Protasi con modi verbali non finiti Purché, a patto che e a condizione che presentano delle varianti che introducono protasi all'infinito: pur di, a patto ài, e a condizione di. Questi operatori condividono le restrizioni sui contenuti proposizionali di protasi ed apodosi , ma esprimono in modo ancora più forte la connotazione finale, al punto che non possono combinarsi con protasi all'infinito composto: (100) a. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro, sono disposto a trasferirmi in un'altra città. b. Pur di / A patto di / A condizione di avere ottenuto un lavoro, sarei stato disposto a trasferirmi in un'altra città. La protasi all'infinito semplice può invece combinarsi con l'apodosi all'indicativo ed al condizionale: (101) a. Pur di avere quel prestito, ho firmato / firmo / firmerò tutte le cambiali che volevi / vuoi / vorrai. b. A patto di lavorare con te, accetterei qualsiasi condizione. c. A condizione di partire con te, Enrico avrebbe disdetto ogni impegno di lavoro. (Il soggetto non espresso dell'infinitiva è obbligatoriamente coreferente con il SOGGETTO della predicazione dell'apodosi sovraordinata). Le protasi all'infinito compaiono anche introdotte semplicemente da a, che semanticamente appare molto più neutro degli operatori appena citati, ma compare preferibilmente con l'espressione di condizioni sulle azioni linguistiche eseguibili con l'apodosi : (102) a. A dirti la verità, ti trovo ingrassato. b. Se posso / devo dirti la verità, ti trovo ingrassato. La combinazione di a con una protasi all'infinito composto non è completamente esclusa (mentre lo era nel caso di pur di, ecc., v. (100)), ma è comunque marginale: (103) a. Ad essere arrivati in tempo, non avremmo perso il treno. b. Ad avermi dato retta, ti saresti trovato meglio. Anche un gerundio può essere interpretato come espressione della protasi di un periodo ipotetico, (104)-(106), a meno che non si tratti di un gerundio composto, che provoca una lettura causale, «fattuale», (107): (104) a. Mangiando molto, ingrasso / ingrasserò. b. Se mangio molto, ingrasso / ingrasserò. (105) a. Mangiando molto, ingrasserei. b. Se mangiassi molto, ingrasserei. (106) a. Mangiando molto, sarei ingrassato. b. Se avessi mangiato molto, sarei ingrassato. (107) a. Avendo mangiato molto, ingrasso / ingrasserò. b. Se ho mangiato molto, ingrasso / ingrasserò. c. Poiché ho mangiato molto, ingrasso / ingrasserò. Sempre a causa dell'interpretazione causale del gerundio composto, esso è incompatibile con una sovraordinata al condizionale: (108) Avendo mangiato molto ingrasserei / sarei ingrassato. Un gerundio semplice può avere interpretazione ipotetica se si combina con apodosi al condizionale, e all'indicativo presente o futuro semplice, come abbiamo visto in (104)-(106), ma se si combina con una apodosi con tempi passati dell'indicativo emerge di nuovo una interpretazione causale: (109) a. Arrivando in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno. b. ?Se siamo arrivati in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno. c. Poiché siamo arrivati in tempo, non abbiamo perso / perdemmo il treno. Anche un participio perfetto, accompagnato facoltativamente da se, può esprimere la protasi di un costrutto condizionale: (110) a. (Se) Preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni, b. Se viene preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni. l) Ordine delle proposizioni nella frase complessa I costrutti condizionali di vario tipo esemplificati finora presentano la protasi prima dell'apodosi, ma, data la mobilità caratteristica delle proposizioni subordinate circostanziali rispetto alle loro sovraordinate, si possono trovare anche costrutti in cui l'apodosi preceda la protasi: (111) a. Se mi dai i soldi compro la casa. b. Compro la casa se mi dai i soldi. I due possibili ordini delle proposizioni all'interno di una frase complessa non sono comunque del tutto liberi, in quanto rispondono in primo luogo all'esigenza di rispettare la sequenza non marcata «dato-nuovo». Un costrutto condizionale avrà la protasi prima dell'apodosi se il contesto linguistico precedente ha presentato il contenuto proposizionale della protasi; se viceversa il contesto linguistico precedente ha presentato il contenuto proposizionale dell'apodosi, nel costrutto l'apodosi precederà la protasi: (112) a. Parlante A: Cosa farai se ti do i soldi? b. Parlante B: Se mi dai i soldi compro la casa. c. Compro la casa se mi dai i soldi. (113) a. Parlante A: A che condizioni comprerai la casa? b. Parlante B: Compro la casa se mi dai i soldi. c. Se mi dai i soldi compro la casa. L'ordine non è però l'unico elemento in gioco nel rapporto «dato-nuovo», poiché il rilievo prosodico, in questo caso la presenza di un picco into- nativo sulla proposizione in prima posizione, permette di usare le sequenze e. in (112) e (113) con lo stesso significato delle sequenze in b.: (114) Parlante A: Cosa farai se ti do i soldi? Parlante B: COMPRO LA CASA se mi dai i soldi. (115) Parlante A: A che condizioni comprerai la casa? Parlante B: SE MI DAI I SOLDI compro la casa. (114) contiene una emarginazione o dislocazione a destra della protasi, mentre in (115) si tratta di una topicalizzazione della protasi , nelle quali l'accento fecalizza l'elemento in prima posizione (la sequenza non marcata «dato-nuovo» può essere inoltre rovesciata anche tramite l'uso delle frasi scisse). Mentre i costrutti condizionali di tipo subordinato, con una apodosi sovraordinata che contiene una protasi subordinata, sono generalmente reversibili (possono cioè presentare la protasi seguita dall'apodosi, o l'apodosi seguita dalla protasi), i costrutti condizionali non subordinati, come per esempio quelli «pseudocoordinati», non risultano reversibili: (116) a. Alza le mani o / altrimenti / se no sparo! b. O / Altrimenti / Se no sparo, alza le mani! (117) a. Ripetilo e ti rompo la testa! b. È ti rompo la testa, ripetilo! Inoltre, essi non sono neppure simmetrici, poiché la prima pseudocoordinata, viene interpretata come protasi, e la seconda come apodosi, ed uno scambio di posizione intorno all'eventuale operatore di coordinazione produce sequenze semanticamente strane, (118a-b), o con un significato totalmente diverso, come, partendo da (118c) ipotetico, (118d) non ipotetico: (118) a. Sparo o / altrimenti / se no alza le mani! b. Ti rompo la testa e ripetilo! c. Vuoi un gelato? Te lo vado subito a prendere. d. Vado subito a prenderti un gelato. Lo vuoi? Le versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordinati (v. (52)) appaiono invece reversibili, (119), ma le sequenze risultano molto più naturali emarginando o dislocando a destra la protasi (e fecalizzando con un picco intonativo l'apodosi in prima posizione), (120): 119) a. Sparo se non alzi le mani. b. Ti rompo la testa se lo ripeti. c. Non ti pentirai se mi dai retta. d. Ti vado subito a prendere un gelato se lo vuoi. e. Gli daremo un sacco di botte se cercano la rissa. (120) a. SPARO se non alzi le mani. b. TI ROMPO LA TESTA se lo ripeti, c. NON TI PENTIRAI se mi dai retta. d. TI VADO SUBITO A PRENDERE UN GELATO se lo vuoi. e. GLI DAREMO UN SACCO DI BOTTE se cercano la rissa. Lo statuto sintattico dell'apodosi, che può essere dichiarativa, interrogativa, o imperativa, non ha nessun effetto sulla reversibilità dei costrutti condizionali subordinati: (121) a. Se piovessi uscirei con l'ombrello. b. Se avessi vinto alla lotteria, avresti comprato un'auto nuova? c. Se vinci alla lotteria, cosa farai con i soldi? d. Se hai bisogno di me chiamami a casa. (122) a. Uscirei con l'ombrello se piovesse. b. Avresti comprato un'auto nuova, se avessi vinto alla lotteria? c. Cosa farai con i soldi, se vinci alla lotteria? d. Chiamami a casa se hai bisogno di me. Ma non in tutti i periodi ipotetici subordinati la reversibilità è garantita. Nei costrutti «bi-negativi», per avere l'ordine «apodosi- protasi» è necessario emarginare o dislocare a destra la protasi (e fecalizzare con un picco intonativo l'apodosi): (123) a. Se tu giochi bene a tennis io sono Ivan Lendl. b. Io sono Ivan Lendl se tu giochi bene a tennis. c. IO SONO IVAN LENDL se tu giochi bene a tennis. La reversione è invece possibile normalmente con i costrutti simili ai «bi- negativi», con apodosi imperativa o interrogativa: (124) a. Se sei un bravo cuoco, preparami subito un filetto al pepe verde! b. Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo cuoco! (125) a. Se ha preparato per tre mesi questo esame, perché non sa rispondere ad una domanda così semplice? b. Perché non sa rispondere ad una domanda così semplice, se ha preparato per tre mesi questo esame? L'anteposizione dell'apodosi alla protasi nei costrutti «bi-affermativi» da risultati diversi a seconda del collegamento logico che si instaura fra i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi. Se si tratta di semplice correlazione, la reversione da risultati agrammaticali; emarginando o dislocando a destra la protasi (e fecalizzando con un picco intonativo l'apodosi) si hanno frasi marginali: (126) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, quella dei campi profughi di Gaza non è certo allegra. b. La situazione dei campi profughi di Gaza non è certo allegra, se quella del Golfo Persico è critica. c. LA SITUAZIONE DEI CAMPI PROFUGHI DI GAZA NON È CERTO ALLEGRA, se quella nel Golfo Persico è critica. Se il costrutto ha interprelazione causale la reversione è possibile normalmente, ma con i costrutti «bi-affermativi» ad interpretazione avversativa e concessiva si ha invece risultato agrammaticale: (127) a. Se è nevicato già in ottobre, avete avuto un inverno freddissimo. b. Se Ugo era adirato, Maria era tranquilla. c. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del nostro paese è stato positivo, non dobbiamo dimenticare la ripresa dell'inflazione. (128) a. Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevicato già in ottobre. b. Maria era tranquilla, se Ugo era adirato. c. Non dobbiamo dimenticare la ripresa dell'inflazione, se il parere del Fondo Monetario Internazionale sull'economia del nostro paese è stato positivo. I costrutti simili ai «bi-affermativi», che possono collegare solo contenuti proposizionali che abbiano rapporti causali o finali, non tollerano la reversione: (129) a. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, è perché non riusciva proprio a sopportare quel film. b. È perché non riusciva.proprio a sopportare quel film se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo. La reversione diviene possibile sostituendo che a se, ma il risultato non è più un costrutto condizionale dove l'apodosi precede la protasi, bensì una frase complessa scissa : (130) È perché non riusciva proprio a sopportare quel film che Giulio se ne è andato dopo il primo tempo. I costrutti in cui la protasi esprime una condizione non sul contenuto proposizionale dell'apodosi, ma sull'azione linguistica con essa eseguibile, sono reversibili: (131) a. Se hai fame, ci sono dei biscotti nella credenza. b. Se posso permettermi, hai un gran bell'aspetto. c. Se non sono indiscreto, cosa hai fatto ieri sera? d. Se le mie informazioni sono giuste, Mario ha rifiutato quel lavoro. (132) a. Ci sono dei biscotti nella credenza, se hai fame. b. Hai un gran bell'aspetto, se posso permettermi. c. Cosa hai fatto ieri sera, se non sono indiscreto?. d. Mario ha rifiutato quel lavoro, se le mie informazioni sono giuste. I costrutti condizionali con omissione di se danno sequenze agrammaticali cambiando di posizione protasi ed apodosi: (133) a. «Succedesse a me sarei rovinato» (V. Pratolini, Lo scialo, Milano, Mondadori, 1960, p. 387) b. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, riusciremmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta. (134) a. Sarei rovinato succedesse a me. b. Riusciremmo / Saremmo riusciti ad evitare la sconfitta, arrivassero / fossero arrivati in tempo i rinforzi. I costrutti introdotti da operatori di subordinazione «ricchi» risultano reversibili: (135) a. Qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta, il dibattimento potrà essere rinviato. b. Quando / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della circolare ministeriale . . ., il rilascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni. c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare, passeremo da lui una settimana in luglio. d. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè, ti sarò eternamente grato. (136) a. Il dibattimento potrà essere rinviato, qualora il perito ne abbia avanzato esplicita richiesta. b. Il rilascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni, quando / ove / laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della circolare ministeriale . . . c. Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che / supposto che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che riesca ad affittare quella casa al mare. d. Ti sarò eternamente grato, purché / a patto che / a condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè. Anche i costrutti che hanno la protasi con un modo verbale non finito permettono generalmente l'anteposizione dell'apodosi alla protasi: (137) a. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro, sono disposto a trasferirmi in un'altra città. b. A dirti la verità, ti trovo ingrassato. c. Arrivando in tempo, non avremmo perso il treno. d. (Se) Preso in tempo, un raffreddore si cura in tre giorni. (138) a. Sono disposto a trasferirmi in un'altra città, pur di / a patto di / a condizione di ottenere un lavoro. b. Ti trovo ingrassato, a dirti la verità. c. Non avremmo perso il treno, arrivando in tempo. d. Un raffreddore si cura in tre giorni, (se) preso in tempo. In alcuni casi la protasi posposta all'apodosi è separata da una pausa più lunga, e pronunciata con un rilievo prosodico maggiore: il risultato è una proposizione che più che «condizionare» il contenuto proposizionale dell'apodosi, sembra indurre dubbi sulla sua certezza. Oltre a se, gli operatori di subordinazione più frequenti in questi casi sono ammesso che, purché, ed a patto che: (139) Domenica andremo a sciare. Se non fa brutto tempo. (140) Domenica andremo a sciare. Ammesso che / Purché / A patto che non faccia brutto tempo. Queste protasi posposte sono assimilabili a proposizioni indipendenti; esse possono anche essere enunciate da un parlante diverso da quello che enuncia l'apodosi (che a questo punto è una frase semplice): (141) a. Parlante A: Domenica andremo a sciare. b. Parlante B: Se non fa brutto tempo. c. Ammesso che / Purché / A patto che non faccia brutto tempo. m) Apodosi accompagnate da «allora» I diversi tipi di periodi ipotetici subordinati esemplificati finora presentano operatori di subordinazione che introducono la protasi, ma sono privi di elementi di collegamento o di ripresa nell'apodosi (fanno eccezione i costrutti «bi-affermativi» con elementi di rinforzo: v. le frasi (73) e (74)). D'altronde una delle tradizionali schematizzazioni del rapporto semantico ipoteticocondizionale, di origine logica, vede l'apodosi accompagnata facoltativamente da allora: «se p, (allora) q». L'inserimento di allora nell'apodosi non è però possibile in tutti i tipi di costrutti condizionali. Generalmente è possibile nei casi in cui fra i contenuti proposizionali di protasi ed apodosi esiste o può essere instaurato un rapporto di «condizione-conseguenza»: (142) a. Se domenica ci sarà bel tempo, allora andremo a sciare. b. Se fossi un marziano, allora avrei le orecchie verdi. c. Se non foste arrivati in ritardo, allora non avreste perso il treno. L'inserimento di allora da risultati grammaticali anche nel caso delle versioni subordinate dei costrutti condizionali pseudocoordinati, mentre per i costrutti pseudocoordinati veri e propri tale inserimento è possibile solo quando la protasi è realizzata da una frase interrogativa: (143) a. Se non alzi le mani, allora sparo. b. Se lo ripeti, allora ti rompo la testa. c. Se mi dai retta, allora non ti pentirai. (144) a. Alza le mani o / altrimenti / se no (allora) sparo! b. Ripetilo e (allora) ti rompo la testa! c. Vuoi un gelato? Allora te lo vado subito a prendere. Nel caso di apodosi interrogative l'inserimento di allora rende il costrutto marginale, mentre esso è compatibile con apodosi imperative, sia nella versione subordinata sia in quella pseudocoordinata: (145) a. Se avessi vinto alla lotteria, ('allora) avresti comprato un'auto nuova? b. Se vincessi alla lotteria, ('allora) cosa faresti con i soldi? (146) a. Se hai bisogno di me, allora chiamami a casa. b. Hai bisogno di me? Allora chiamami a casa. Nei costrutti «bi-negativi» l'inserimento di allora è generalmente possibile, mentre con i costrutti «bi-affermativi» il risultato è di solito agrammaticale: (147) a. Se tu giochi bene a tennis, allora io sono Ivan Lendl. b. Se sei un bravo cuoco, allora preparami subito un filetto al pepe verde! c. Se ha preparato per tre mesi questo esame, allora perché non sa rispondere ad una domanda così semplice? (148) a. Se la situazione nel Golfo Persico è critica, (allora) quella del campi profughi di Gaza non è certo allegra. b. Se il parere del Fondo Monetario Internazionale sulla economia del nostro paese è stato positivo, (allora) non dobbiamo dimenticare la ripresa dell'inflazione. c. Se Giulio se ne è andato dopo il primo tempo, C'alierà) è perché non riusciva proprio a sopportare quel film. d. Se Ugo era adirato, (allora) Maria era tranquilla. e. Se è nevicato già in ottobre, allora avete avuto un inverno freddissimo. Nei periodi ipotetici in cui il contenuto proposizionale della protasi condiziona non il contenuto proposizionale dell'apodosi ma l'azione linguistica con essa eseguibile, l'inserimento di allora da risultati marginali o agrammaticali: (149) a. Se hai fame, (allora) ci sono dei biscotti nella credenza. b. Se posso permettermi, (allora) hai un gran bell'aspetto. La presenza di allora è possibile nei costrutti con omissione di se, come anche con alcuni operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi»: (150) a. Arrivassero / Fossero arrivati in tempo i rinforzi, allora riusciremmo / saremmo riusciti ad evitare la sconfitta. b. Qualora / Ove / Laddove ricorrano le condizioni previste dal secondo comma della circolare ministeriale, allora il rilascio dei documenti richiesti avverrà entro dieci giorni. c. Ammesso che / Supposto che / Nel caso che / Nell'ipotesi che / Nell'eventualità che Giampiero riesca ad affittare quella casa al mare, allora passeremo da lui una settimana in luglio. Con altri operatori di subordinazione lessicalmente «ricchi» l'inserimento di allora da invece risultati agrammaticali, che si ripetono per le varianti degli stessi operatori che introducono protasi con modi verbali non finiti: (151) a. Purché / A patto che / A condizione che tu mi faccia uno dei tuoi caffè, (allora) ti sarò eternamente grato. b. Pur di / A patto di / A condizione di ottenere un lavoro, (allora) sono disposto a trasferirmi in un'altra città. Le protasi con modi verbali non finiti danno comunque in genere risultati inaccettabili se combinate con apodosi accompagnate da allora: (152) a. A dirti la verità, (allora) ti trovo ingrassato. b. A darmi retta, (allora) ti troveresti meglio. c. Mangiando molto, (allora) ingrasserei. d. (Se) Preso in tempo, (allora) un raffreddore si cura in tre giorni. I costrutti la cui apodosi è accompagnata da allora non sono reversibili, se allora viene interpretato come legato a se: (153) a. (Allora) Andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo. b. (Allora) Sparo, se non alzi le mani. c. (Allora) Chiamami a casa, se hai bisogno di me! d. (Allora) Preparami subito un filetto al pepe verde, se sei un bravo cuoco! e. (Allora) Avete avuto un inverno freddissimo, se è nevicato già in ottobre. f. (Allora) Passeremo da Giampiero una settimana in luglio, ammesso che / supposto che / nel caso che / nell'ipotesi che / nell'eventualità che riesca ad affittare quella casa al mare. Le sequenze esemplificate in (153) sono accettabili anche con allora, purché tale avverbio venga interpretato non come elemento che collega l'apodosi alla protasi del costrutto condizionale, ma l'intero costrutto condizionale ad un eventuale contesto linguistico precedente: (154) a. Ci sono tre voti per il mare, e otto voti per la montagna: allora I andremo a sciare, se domenica ci sarà bel tempo. b. Te l'ho già detto due volte con le buone: (adesso) allora sparo, se non alzi le mani. c. Non ti fare problemi, io non mi muovo tutto il giorno: siamo d'accordo? Allora chiamami a casa, se hai bisogno di me! ecc. 2. Le frasi concessive Per «frasi concessive» si intendono diversi tipi di proposizioni subordinate, che pur instaurando con le proposizioni sovraordinate da cui dipendono rapporti dai significati simili, sono caratterizzate da differenze semantiche e sintattiche. Nei prossimi paragrafi saranno distinti, e trattati separatamente, tre tipi di frasi concessive: le proposizioni concessive fattuali , le proposizioni condizionali concessive, e le proposizioni a-condizionali . L'insieme di una proposizione subordinata concessiva e della proposizione sovraordinata da cui questa dipende costituisce una frase complessa, che chiameremo «costrutto concessivo»; parleremo quindi di costrutti concessivi fattuali, costrutti condizionali concessivi, e costrutti a-condizionali, esemplificati rispettivamente in (1), (2) e (3): (1) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello. (2) Anche se piovesse, Antonio uscirebbe senza ombrello. (3) a. Che ti piaccia o no, stasera andrò al cinema. b. Ovunque vada, Ugo troverà degli amici. a) Semantica del costrutto concessivo fattuale Quando un parlante enuncia una frase complessa come (1), mostra di ritenere che fra il «tipo di evento» presentato dalla proposizione subordinata e quello presentato dalla proposizione sovraordinata esista un contrasto: non ci si aspetta che in caso di pioggia la gente esca senza ombrello. Questa aspettativa è esprimibile tramite un costrutto condizionale, con una negazione sulla parte rilevante dell'apodosi: (4) Normalmente se piove non si esce senza ombrello. Inoltre, sempre enunciando una frase come (1), il parlante mostra di ritenere che in un momento cronologicamente precedente il momento dell'enunciazione stava piovendo, e che in quel momento Antonio è uscito senza ombrello: l'interlocutore assume di conseguenza che i contenuti proposizionali della subordinata e della sovraordinata siano entrambi «veri». Questa seconda parte del significato di un costrutto concessivo fattuale è esprimibile tramite una «congiunzione», cioè tramite una costruzione coordinata con e : (5) Pioveva e Antonio è uscito senza ombrello. In questo senso (1) e (5) sono parziali parafrasi l'una dell'altra poiché entrambe sarebbero considerate «menzogne» sia nel caso che «non» fosse piovuto sia nel caso che Antonio «non» fosse uscito senza ombrello: per la «verità» di costrutti del tipo di (1) e (5) è necessaria sia la verità del contenuto proposizionale della subordinata sia la verità del contenuto proposizionale della sovraordinata (o, nel caso di (5), della prima e della seconda coordinata). In termini tecnici, si dice che i contenuti delle due proposizioni sono «implicitati»dall'enunciazione del costrutto. Il valore semantico dei costrutti concessivi fattuali è dato dalla combinazione dei due aspetti citati, e può essere rappresentato con lo schema riportato in (6), nel quale con «p» e «q» sono rispettivamente simbolizzati i contenuti proposizionali della subordinata e della sovraordinata, e con «Pi» e «q,» sono simbolizzati i «tipi di evento» presentati rispettivamente dalla subordinata e dalla sovraordinata: (6) «benché p, q» = «se p i, non qi» E «pvero E qvero» II contrasto soggiacente ad un costrutto concessivo fattuale (rappresentato nello schema dalla formula «se pi, non qi») viene instaurato proprio fra i «tipi di evento», e non, più semplicemente, fra gli stessi contenuti proposizionali espressi. Se questo fosse il caso, l'aspettativa innescata da (1) dovrebbe essere espressa da (7): (7) Normalmente se piove Antonio non esce senza ombrello. Ma la frase (1) può essere enunciata senza creare anomalie semantiche in un universo di discorso nel quale «Antonio esce notoriamente senza ombrello, che piova o che non piova»; tale universo di discorso può anche essere trasformato in un contesto linguistico, che aggiunto ad (1) permette di ottenere una sequenza perfettamente accettabile: (8) Benché piovesse, Antonio è uscito senza ombrello, perché lui fa sempre così: è un'abitudine acquisita da ragazzo. Va sottolineato anche il fatto che il contrasto fra i «tipi di evento» non deve necessariamente essere «presupposto pragmaticamente», cioè far parte delle conoscenze comuni condivise. I «tipi di evento» presentati in (9), per esempio, sono ben lungi dall'essere normalmente considerati in contrasto, ma l'inserimento in un costrutto concessivo fattuale «crea» l'effetto di contrasto (per questa come per qualsiasi altra coppia di contenuti proposizionali), e così chiunque enunci (9) mostra di ritenere vero (10): (9) Benché Verdi sia ingegnere, è una persona onesta. (10) Normalmente se un uomo è ingegnere non è onesto. Negli esempi utilizzati finora i «tipi di evento» presentati dalle due proposizioni si pongono in diretto contrasto l'uno con l'altro, ma è possibile trovare costrutti concessivi fattuali nei quali i «tipi di evento» presentati non sono di per sé affatto in contrasto, come per esempio in (11), immaginato nel contesto del mercato calcistico: (11) Anche se Rossi è un grande centromediano, è veramente molto caro. Infatti il costrutto condizionale (12), che esprime l'aspettativa soggiacente ad (11), ci appare patentemente falso, poiché, se un giocatore di calcio è molto bravo, di norma sarà anche molto caro: 12) Normalmente se un giocatore è molto bravo, non è molto caro. Anche in questo caso però il contrasto esiste; non è un contrasto «diretto» fra i tipi di evento presentati dalle due proposizioni, ma è un contrasto «indiretto» fra le conclusioni che a livello argomentativo si possono trarre dai due contenuti proposizionali in un determinato contesto: l'alto valore sportivo del calciatore è un argomento a favore del suo acquisto da parte di una squadra, mentre il suo prezzo molto alto può essere un argomento a sfavore, per esempio in connessione con eventuali difficoltà finanziarie o con criteri morali. La differenza tra contrasto «diretto» e contrasto «indiretto» (che è simile, anche se non identica, alla differenza esistente tra frasi avversative controaspettative e valoristiche non dipende però unicamente dai contenuti proposizionali espressi o dai tipi di evento presentati in un costrutto: esistono infatti frasi identiche che possono assumere l'una o l'altra interpretazione al variare dell'universo del discorso. Per esempio, una frase come (13) è facilmente interpretabile come configurante un contrasto «indiretto», dove l'intelligenza è un argomento a favore di brillanti risultati scolastici, e la mancanza di studio è un controargomento; ma se uno ritiene che le persone intelligenti devono sapere che studiare è doveroso e conveniente, allora l'intelligenza e la mancanza di studio contrastano direttamente: (13) Anche se mio figlio è intelligente, non studia. Una frase come (14), invece, è più facilmente interpretabile come configurante un contrasto «diretto»: qualcuno ritiene i francesi intelligenti, e si trova di fronte ad un controesempio, un francese stupido! Ma (14) è anche interpretabile con un contrasto «indiretto»; per esempio, qualcuno sa che Maria vuole sposare un francese, e sa anche che le piacerebbe sposare un ragazzo intelligente: la «francesità» di Pierre è un argomento favorevole al suo eventuale matrimonio con Maria, ma la sua stupidità è un argomento decisamente sfavorevole a tale fausto evento: (14) Anche se è francese, Pierre è stupido. La differenza fra contrasto diretto e contrasto indiretto è quindi un problema di interpretazione semantica controllata anche a livello pragmatico, poiché concerne il significato di un costrutto non solo in rapporto ai contenuti proposizionali espressi ed all'operatore che li collega (in questo caso concessivo fattuale), ma anche in rapporto a diversi possibili contesti ed universi di discorso. In quanto segue utilizzeremo indifferentemente esempi di costrutti concessivi fattuali interpretabili in entrambi i modi, segnalando i casi particolari nei quali l'una o l'altra interpretazione interagiscono in modo significativo con altre caratteristiche sotto esame. b) Sintassi del costrutto concessivo fattuale I costrutti concessivi fattuali possono avere la proposizione subordinata introdotta da un operatore di subordinazione che porta sull'intera frase, come in (1), o da un operatore di subordinazione che si articola in modo particolare su una delle categorie sintattiche presenti nella frase, come in (15): (15) a. Per ricco che sia, Enrico non potrà mantenerci tutti per un anno intero. b. Alto com'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro. c) Operatori di subordinazione proposizionali L'operatore di subordinazione concessivo anche se introduce normalmente proposizioni subordinate all'indicativo: (16) a. Anche se piove, esco / uscirò senza ombrello. b. Anche se sta piovendo, esco / uscirò senza ombrello. c. Anche se stasera andrò a cena fuori, non ho proprio voglia di preoccuparmi del vestito. d. Anche se eravamo in pieno inverno, la temperatura non era rigida. e. Anche se è nevicato a lungo, le strade sono pulite. f. Anche se eri in ritardo, abbiamo deciso di aspettarti. g. Anche se c'era un tempo da lupi, Riccardo volle uscire in piena notte per cercarti. Va notato che (16a) può essere interpretato sia come costrutto concessivo fattuale, se il presente è considerato «deittico», sia come costrutto condizionale concessivo, se il presente ha valore «generico»; (16b) invece può essere solo un concessivo fattuale, poiché sta piovendo ha solo valore deittico. Anche se introduce, sia pur raramente, anche subordinate al congiuntivo, di stile alto, letterario: (17) a. «Altri inconvenienti sono connessi al rito del breakfast che qui è sempre molto importante anche se le materie prime che le compongono si siano di molto rarefatte» (E. Montale, Fuori di casa, Milano, Mondadori, 1976, p. 38) b. «Anche se per ora il servizio sia limitato e costoso e nessuno rischi di trovare una macchina in agguato nella propria camera . . . resta il fatto che la 'presa' dell'arrivo di un battello a Calais . . . può mettere in luce cose, fatti, incontri» Lo stesso sapore elevato hanno le subordinate concessive fattuali introdotte da se anche, generalmente all'indicativo, raramente al congiuntivo, e da pure se e se pure, sempre all'indicativo: (18) a. Se anche solitamente non ci muoviamo da casa durante il fine settimana, per una volta possiamo ben fare uno sforzo. b. «Lo stile del Tommaseo s'eleva all'altezza d'una vera opera d'arte ed ha un'impronta sua propria originale (. . .), se anche tradisca a volte la troppa ricercatezza» (A. Mussafia, La letteratura italiana della Dalmazia, «II Dalmata» 1892, n. 45) c. Pure se si tratta di un risultato un po' stentato, bisogna ammettere che è sempre meglio di quanto si otteneva precedentemente. d. Se pure ci troviamo di fronte ad un caso pietoso, sapete bene che il nostro incarico non ci permette eccezioni. Oltre ad anche se, si trovano benché, sebbene, malgrado (che), nonostante (che), e, di stile lievemente più alto, quantunque, per quanto, ancorché e seppure, che introducono tutti subordinate al congiuntivo: (19) a. Benché / Sebbene sia molto alto, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro. b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi fossero saliti, il negozio all'angolo era ancora conveniente. c. Quantunque / Per quanto l'onorevole fosse molto in ritardo, decidemmo di aspettarlo per evitargli eventuali spiacevoli incontri. d. Ancorché / Seppure quell'anno l'inverno fosse giunto molto presto, nel fondovalle la temperatura non era rigida, e si potevano ancora fare lunghe passeggiate. Seppure e se pure sono omofoni in alcune parti d'Italia, ma non vanno confusi, poiché se pure introduce subordinate concessive fattuali all'indicativo (v. (18d)) e subordinate condizionali concessive con la concordanza del periodo ipotetico, mentre seppure introduce solo subordinate concessive fattuali al congiuntivo, come in (19d). Diversamente dagli altri operatori di subordinazione citati, nonostante (che) e malgrado (che) si combinano difficilmente con costrutti nei quali il rapporto tra i due contenuti proposizionali espressi, o tra i due «tipi di evento» presentati, sia interpretabile solo come contrasto «indiretto»: (20) "Nonostante (che) / "Malgrado (che) Rossi sia un grande centromediano, è veramente molto caro. Inoltre, insieme a benché e sebbene, compaiono nell'italiano substandard introducendo subordinate all'indicativo, ed in queste frasi, che sono considerate agrammaticali nell'italiano standard, il che non può essere omesso: (21) a. Benché / Sebbene Giorgio è molto alto, non è riuscito a segnare un solo canestro. b. Malgrado (che) / Nonostante (che) i prezzi sono saliti, il negozio all'angolo è ancora conveniente. Tramite l'utilizzo della struttura «per X che F (con verbo al congiuntivo)» si costruiscono proposizioni concessive fattuali articolate in genere su elementi aggettivali: (22) a. Per poche che fossero le sue pretese, mantenerlo per un periodo così lungo non sarebbe certo stato uno scherzo. b. Per ingiusta che questa decisione potesse sembrare agli occhi di molti, in un caso del genere era l'unica soluzione possibile. Una struttura come «X come / quanto F (con verbo all'indicativo)» può invece essere utilizzata per costruire una subordinata concessiva fattuale articolata su un elemento aggettivale o avverbiale: (23) a. Alto com'è / quant'è, Giorgio non è riuscito a segnare un solo canestro. b. Intelligente come dici di essere, ti scappano un po' troppe sciocchezze in questo periodo! c. Tardi com'era, ha voluto a tutti i costi andare a fare un giro lungo il fiume. Non necessariamente però tale struttura innesca una lettura concessiva fattuale, come si vede confrontando (24a) con la sua parafrasi concessiva fattuale (24b), che è semanticamente anomala, e con la sua parafrasi causale (24c), che invece è perfettamente accettabile: (24) a. Ubriaco com'ero, non sono riuscito neppure a trovare il buco della serratura. b. Anche se ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco della serratura. c. Siccome ero molto ubriaco, non sono riuscito neppure a trovare il buco della serratura. Anche l'uso dell'operatore per quanto permette la costruzione di subordinate concessive (con verbo al congiuntivo) articolate su elementi avverbiali o aggettivali: (25) a. Per quanto tardi fossero giunti gli aiuti del ministero, erano comunque sempre meglio di niente. b. Per quanto veloci sembrassero i nostri ragazzi, gli elementi del gruppo avversario arrivavano sempre con almeno tre secondi di vantaggio. Da segnalare che un significato molto simile si può esprimere con proposizioni subordinate concessive in cui l'operatore per quanto non si articola su un elemento aggettivale o avverbiale, ma sulla intera proposizione subordinata, come per esempio nella frase in (19c); in questi casi per quanto equivale grosso modo a benché: (26) Per quanto / Benché gli aiuti del ministero fossero giunti tardi, erano comunque sempre meglio di niente. (27) Per quanto / Benché i nostri ragazzi sembrassero veloci, gli elementi |
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